
quando ho compiuto 17 anni ho ricevuto la convocazione al distretto militare di Bologna per la visita di leve per cui ho poi rucevuro poco meno di 100 lire per rimborso spese per una giornata ( sono stato riformato per deficienza toracica)
quando ho compiuto 17 anni ho ricevuto la convocazione al distretto militare di Bologna per la visita di leve per cui ho poi rucevuro poco meno di 100 lire per rimborso spese per una giornata ( sono stato riformato per deficienza toracica)
Oggi 25 marzo si celebra la giornata mondiale di Dante Alighieri.
Emilio Pasquini (Padova, 26 gennaio 1935 – Bologna, 3 novembre 2020[1]) è stato un filologo italiano.
Fu professore emerito presso l’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, dove tenne l’insegnamento di Letteratura italiana. Allievo di Raffaele Spongano, di Umberto Bosco e di Gianfranco Contini, fu fra i maggiori studiosi italiani di Dante, e si occupò di aspetti rilevanti della cultura tre-quattrocentesca, fornendo importanti contributi filologici.
Nato a Padova nel 1935, si laureò a Bologna in Letteratura italiana nel 1956, divenendo poi professore di ruolo nei licei dal ‘59 al ‘61. Fra il 1961 e il 1966 entrò a far parte del Centro studi di filologia italiana dell’Accademia della Crusca. Libero docente di Letteratura italiana dal 1967, nel 1975 divenne professore ordinario di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, e fu dal 1996 al 2002 Direttore del Dipartimento di Italianistica dello stesso Ateneo.
Dal 1986 fu Presidente della Commissione per i testi di lingua. Fece parte del Consiglio Direttivo dell’Istituto di studi pirandelliani, e dal giugno 2005 fu membro onorario della Dante Society of America. Il 26 settembre 2007 venne eletto Presidente della Società Dantesca Italiana, incarico ricoperto fino al 2012. Nell’ottobre 2012 divenne Presidente generale dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna.
Collaboratore dell’Enciclopedia dantesca e di varie riviste specialistiche, fu studioso dei primi secoli della Letteratura italiana (specie Dante, Petrarca e i trecentisti minori), ma anche del Cinquecento e dell’Ottocento. Filologo e storico della cultura, fu autore di oltre trecento pubblicazioni: in particolare, l’edizione critica delle Rime del Saviozzo (1965) e il complesso delle ricerche sul “secolo senza poesia”, in parte confluite nel volume Le botteghe della poesia. Studi sul Tre-Quattrocento italiano (Bologna, Il Mulino, 1991); i capitoli sulle Origini nella Letteratura italiana (Laterza, 1970) e sul Due-Quattrocento nella Storia della letteratura italiana (Salerno editrice, Roma 1995-96); il commento alla Commedia dantesca in collaborazione con A. E. Quaglio (1982-86); varie letture di canti o su temi della Commedia, ivi comprese le tante voci lessicali nell’Enciclopedia dantesca, un ventaglio di indagini confluito nel volume Dante e le figure del vero (Milano, Bruno Mondadori, 2001) e nella recentissima Vita di Dante. I giorni e le opere (Milano, Rizzoli, 2007); i sondaggi sui Trionfi del Petrarca in vista dell’edizione nazionale (Preliminari, 1975; Fra l’autografo e i testimoni di collazione, 1999, la riproposta delle Opere italiane nel Casanatense 924, Modena, Panini, 2006, ecc.); i vari studi sul Rinascimento (Una “bucolica” anonima, 1967, 1968 e 1980; Echi minori nel Boiardo lirico e bucolico, 1970; commento ai Ricordi del Guicciardini, 1975 e 1984 in terza ed. accresciuta); quelli sul Leopardi (di cui nel 2000 ha anche edito gli Appunti e ricordi) e sullo Stendhal (Il “milanese” Stendhal e le polemiche linguistiche del primo Ottocento in Italia, 1972), su Antonio Fiacchi (1984) e sul Carducci (1985), poi anche sullo Zambrini (1989), questi ultimi, con altri contributi sul secolo XIX, confluiti nel volume Ottocento letterario. Dalla periferia al centro, Roma, Carocci, 2001. In occasione del centenario della morte di Giosuè Carducci pubblica il volume di Prose scelte del Carducci (Milano, Rizzoli, 2007).
Oltre alle edizioni critiche dei Trionfi del Petrarca (incompiuta) e delle Prediche bernardiniane del 1427, nonché delle Novelle del Sermini, studiò il rapporto tra Montale e Pirandello (tre studi su Satura, fra il 1985 e il 1996) e i Mottetti, quest’ultimo all’interno del Breviario dei classici italiani (Milano, Bruno Mondadori, 1996).
Fu Visiting Professor nelle Università di Perth (1974), Los Angeles UCLA (1986), Montréal (1988), Yale a New Haven (1990), Oxford (2001), e tenne cicli di lezioni in varie altre università, fra cui Paris VIII, Oxford, Odense, Dakar, Erevan e Gand in Belgio.
il vecchio sito non esiste più: qualcosa trovate ancora su https://xoomer.virgilio.it/cyberfest/vgaplanets.htm
Il progetto si pone come obiettivo l’allestimento di uno spazio permanente all’interno della scuola in cui gli studenti, supervisionati da docenti, possono giocare con dei giochi da tavolo al fine di sviluppare competenze e soft skill.
L’attività proposta ha il fine di promuovere l’utilizzo del gioco da tavolo come strumento didattico per sviluppare, allenare e valutare le competenze.
Il gioco da tavolo permette di lavorare su competenze cognitive (pensiero astratto, problem solving, logica, memoria di lavoro, pensiero tattico/strategico, pianificazione, valutazione del rischio, valutazione probabilistica), etiche (rispetto e condivisione delle regole, rispetto degli altri, etica dei comportamenti) e sociali/relazionali (lavoro di gruppo, interazione, gestione dei conflitti, competizione e collaborazione).
I giochi, quando trattano argomenti specifici, possono sviluppare curiosità, interesse e voglia di approfondire anche argomenti specifici come la storia, le scienze, la geografia, l’attualità, la tecnologia.
I 3 LP (della mia collezione personale) che segnano la collaborazione con Il poeta Roberto Roversi e il cantante
Nel lontano 1983 ebbi modo di frequentare un corso residenziale di inglese a San Francisco (il permesso me lo feci fare solo in seguito); quello che serviva invece all’epoca era il visto d’entrata per gli USA per il quale dovetti andare al consolato di Firenze.
Ad oggi, una popolazione vecchia è sinonimo di crisi, di retrocessione, di difficoltà economiche, sociali, culturali e sanitarie. L’Italia ne è la più ovvia dimostrazione: poche nascite, molti anziani e tante conseguenze negative. In realtà la situazione è molto più complessa e profonda di quanto si possa credere.
Oggi una persona si definisce anziana al suo ingresso alla soglia dei 65 anni di età compiuti. Fino a qualche anno fa questa soglia descriveva a pieno lo stato dell’anziano, in termini di età media, di stato di salute e speranza di vita.
D’altra parte, negli ultimi anni si è assistito ad un allungamento della vita media, ad un miglioramento delle condizioni di salute in età avanzate e, anche, ad uno slittamento in avanti dell’età pensionistica. Il 65enne di oggigiorno non è lo stesso di 70 anni fa.
Per questo motivo è necessario un adattamento, e magari anche un cambiamento, degli attuali indici di struttura, in modo tale da poter tener conto dell’evoluzione a cui, periodicamente, è soggetta una popolazione.
L’aggiornamento degli indici demografici, infatti, non solo permette di ottenere un quadro più veritiero, realistico ed affidabile dell’invecchiamento all’interno di una popolazione ma, rappresenta anche il primo passo verso una nuova visione ed interpretazione di tale fenomeno, come quella proposta dall’invecchiamento attivo.
Il bisogno di un aggiornamento delle misure di invecchiamento era già stato notato anni fa, come testimoniano De Vergottini, Billiter, Laslett, Cagiano de Azevedo, Livi Bacci e molti altri che avevano già formulato nuove interessanti proposte per far fronte ai cambiamenti della popolazione.
Confrontando la piramide delle età italiana di 70 anni fa con quella attuale del 2022 è possibile osservare come la struttura della popolazione italiana sia notevolmente mutata (figura 1).
“. Nel secolo XI esisteva un ospedale detto di S. Lorenzo, sulle rive del Panaro, vicino all’omonimo oratorio che faceva parte del primo nucleo urbanistico del Finale. L’ospedale serviva anche ad accogliere chi transitava da Venezia, Ravenna, Mantova e Verona per le province di Modena e Bologna, itinerario che era una specie di Via Francigena per via d’acqua poiché veniva sfruttata la navigabilità del Panaro.
Nel XII secolo sembra essere stato fondato dai Templari, in sostituzione del primo, un nuovo ospedale detto di San Bartolomeo, che risale però ad epoca antecedente come è confermato dalla dichiarazione dei Massari, del-la Compagnia della Buona Morte, in data 1550, di cui appresso, dove si legge: “Che questo nostro Hospitale fondato da elemosine et gubernato bene da dieta com-pagnia da anni più che cinquecento”.
Dal 1295 abbiamo documenti ufficiali. In questo anno un certo Arcobaldo dotò l’ospedale di molti beni e lo ampliò in maniera che esso fu dotato di dieci letti, ottenendo dal Vescovo di Modena la concessione di governarlo sino alla sua morte. Molto nota doveva essere la sua fama, poiché donò tutti i suoi beni all’ospedale di San Bartolomeo, per cui questo potè ingrandirsi in più decorosa sede.
L’ 11 marzo 1500 Don Francesco Brescia, cappellano di quell’oratorio, insieme con Messere Giovanni Scuota e dodici illustri concittadini finalesi, istituì la Confraternita della Buona Morte, restaurando l’ospedale e la chiesa e dettando uno statuto che fu approvato dal Vescovo di Modena. Tanto crebbe in breve la Confraternita che si ritenne necessario aggregarla a quella dell’Arcispedale di Santo Spirito in Roma, con bolla del Papa Leone X datata 23 aprile 1516 (tale bolla è andata in parte dispersa poi-ché venne usata da un incauto legatore di libri).
Così troviamo che l’ospedale di San Bartolomeo viene rifabbricato, poi ampliato negli anni 1435, 1488, 1588. Riportiamo un simpatico seppur macabro aneddoto ri-cavato dal libro dei morti nell’archivio parrocchiale: “Nicolo Papino fu sepolto sotto il portico dell’Hospitale (San Bartolomeo) addì 15 Giugno 1586 et fu ammazzato da Fortini il quale morì e i suoi compari presero la roba e ripararono nel Centese”.
C’è da chiedersi se Fortini e soci dimorassero all’Alberone o a XII Morelli.
Nel 1668 la Confraternita di Santa Monica (la madre di S. Agostino), che aveva la sua sede accanto alla Chiesa degli Agostiniani dedicata a San Nicola da To-lentino (ex Cinema Garibaldi ora sede Unicredit Banca), nell’attuale via Malaguti, pensò di costruire l’ospedale chiamato Santo Spirito, perché collegato con l’omonimo di Roma, tra le vie Cavour e Trento Trieste, ospedale chein breve tempo sostituirà completamente quello di San Bartolomeo.
Della primitiva costruzione rimane ancora intatta la facciata della Chiesa del Santo Spirito, in via Cavour, restaurata in questi anni. La facciata che guarda via Trento Trieste è invece settecentesca, risale ai lavori di ampliamento fatti a metà del secolo. Negli anni 1752 – 1761 l ‘edifìcio dell’ospedale venne notevolmente ampliato, così aumentarono letti ed ambienti per invalidi ed incurabili. Nel 1784 la gloriosa Confraternita di Santa Monica venne soppressa e la sua opera passò alla Congregazione di Carità, l’ente pubblico che inglobò diverse opere pie.
Le varie eredità destinate all’ospedale permisero che i letti gratuiti aumen-tassero sempre più. Il nostro ospedale ebbe un notevole apporto dall’Opera Pia Grossi nel 1843. Essa ha avuto il riconoscimento civile, prima ducale e poi regio con l’Unità d’Italia. Fu fondata dal canonico Grossi Don Luigi Andrea il 3 ottobre 1836. Suo scopo era il mantenimento nel civico ospedale di Finale Emilia degli infermi poveri di campagna, oltre a soccorrere o sussidiare i poverelli appartenenti alla parrocchia di Finale tanto in villa che nell’interno della città. E’ da attribuire a tale Opera Pia Grossi la realizzazione delle case delle vedove in via Montegrappa.
Esse furono poi vendute e col ricavato fu acquistata la proprietà Facchini nel 1953, a sua volta abbattuta per fare posto all’attuale Poliambulatorio. Le vedove furono sistemate in piccoli appartamenti nell’edificio di fianco alla Casa Protetta. Dal 1889 al 1974 hanno svolto presso l’ospedale un ottimo servizio infermieristico e di gestione le Suore della Carità di San Vincenzo de Paoli.
Italo Spinelli in Piazza Verdi
Invecchiando dormo meno quindi mi capita di guardare la TV ad ore abitualmente per me improbabili: per esempio stamattina dalle 8 alle 8 e 30 su RAI 2 trasmettevano Videobox in cui utenti casuali si esibiscono; la cosa mi ha suggerito di dare l’opportunità di contattarmi via SKIPE, il cui indirizzo trovate nella prima pagina del sito memorabiliadiario
Io ho fatto la scuola media tradizionale (quella col latino per intenderci) e la cosa che mi piaceva di più erano le favole di Fedro, deruvate da Esopo;
Dice in un’intervista al Corriere della Sera Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri.che daranno i missili a Zelensky…
Ditemi voi se questa non è una favola!!!
A Stellata, negli anni ’80 c’era un ponte di barche a pagamento sul Po e io avevo la 112 autobianchi che vedete qui.
Quest’anno ho pensato di rendere omaggio alle donne: questa è la copertina; in una delle periodiche crisi di puritanesimo che affliggono l’america il sito non è più disponibile 😦
Non frequentavo la canonica, ma sui sedici anni ci andai una domenica pomeriggio; mi fece da guida un mio compagno di classe.
La cosa che mi attrasse subito fu la sezione dei giochi da tavolo che trovai in totale disordine: mancavano molti pezzi e nessuno sapeva le istruzioni.
Non ci tornai più…
Per natale mi regalarono un Rivarossi
e io lo misi nella vetrina del negozio…
Torna “Dasfem al Maial” a Scortichino presso il parcheggio delle scuole elementari. Tutto pronto per la dimostrazione di come prendono forma i salami all’aglio ferrarese e i cotechini… e alle 13 arrivano i maccheroni con il ragù fresco di maiale!
Simone Saletti sindaco di Bondeno
Ricordo perfettamente ogni fase( compresa l’uccisione)…
aggiornamento ad oggi 6 dicembre2022; la ricerca è scaricabile in PDF
Mi è venuta in mente perché ho letto il libro di Prandrstraller il cui nome notavo quando salivo le scale del dipartimento di sociologia (allora dietro via Zamboni); ero stato incaricato per una ricerca su informatica e scuola e a quel periodo risalgono le mie pubblicazioni “ufficiali”
dalla teleferica
mio padre, mia madre e le sorelle gemelle; dietro la 127 di mia madre e la mia 3 cilindri all’estrema sinistra
L’edificio abbandonato in via Pironi a Bondeno era quello che frequentavo quando ho preso la patente di guida; a destra il distributore di benzina IP