Mandato, II (Mandat)
Commedia in prosa in tre atti di Nikolaj Robertovic Erdman. Rappresentata al Teatr im. Mejerchol’da di Mosca il 20 aprile 1925, venne pubblicata nel 1925.
ATTO I. Nadezda Guljackina comunica al figlio Pavel di aver promesso in sposa Varvara, l’altra figlia, a Valerian Smetanic, rampollo di un ex possidente. Costui chiede però in dote del «bestiame», ovvero «un comunista»: Pavel deve dunque iscriversi al partito. Per farsi raccomandare, invita a cena un tale Utkin, che ha tre parenti «nei co-munisti», ordinando altresì alla sorella di inventarsi dei parenti comunisti. Giunge poi Tamara, amica di Nadezda, che la prega di nascondere in casa sua un baule, contenente un vestito della zarina, e le da una pistola, per difenderlo dai ladri.
ATTO II Varvara ingaggia tre suonatori di strada, perché si fingano suoi parenti e comunisti. Poi, con Pavel, tenta di scassinare il baule: sorpresi dalla madre, che li scambia per «ladri o bolscevichi», dopo un parapiglia fanno indossare il vestito alla cuoca Nastja. Sopraggiungono Valerian con il padre, poi i suonatori di strada: a questi è stato detto che ceneranno con dei comunisti. Nastja viene nascosta sotto un tappeto, quindi trasferita nel baule. Gli Smetanic e i suonatori si scambiano vicendevolmente per i comunisti invitati a cena, ma i secondi si spacciano per i parenti comunisti dei Guljackin. Ne nasce un equivoco, che sfocia in sconcerto alla notizia che Pavel non è ancora iscritto al partito (quindi nemmeno lui valido come «dote» per Varvara) e degenera in caos all’arrivo di Tamara. Costei, al sopraggiungere della polizia, aiutata da Valerian porta via il baule contenente Nastja. Ma Pavel rientra, esibendo trionfante un mandato col quale, come presidente del comitato della casa, si autonomina delegato dal partito a tutti gli effetti.
ATTO III. Valerian porta in casa sua il baule. Si scopre che contiene Nastja, che viene scambiata per la principessa Anastasija Nikolaevna, reduce in incognito dall’esilio. Per cautelarsi dai pericoli derivanti da cotanta ospite, senza rinunciare agli onori derivanti dalla sperata restaurazione, Smetanic padre decide di procedere al matrimonio tra Valerian e Varvara, sorella del novello comunista Pavel. Ma, prima che giungano i Guljaékin, un’ennesima serie di equivoci conduce al matrimonio, celebrato ancora più fulmineamente, tra Valerian e Nastja. Non meno vertiginose, una volta arrivati i Guljackin, le circostanze che conducono alla scoperta dell’autentica identità della cuoca Nastja, della natura apocrifa del mandato di Pavel e all’annuncio del suo imminente arresto da parte dei veri comunisti. Ma dato che essi si rifiutano di arrestarlo, Pavel conclude amaramente: «Se non ci vogliono neppure arrestare … ma allora, chi siamo ? Di che cosa vivremo?…»