Nel 1991 l’Italia era la quarta potenza industriale mondiale. Un traguardo frutto del modello economico sancito dalla Costituzione, quello misto pubblico-privato. Lo Stato, per mezzo delle partecipazioni statali e dell’IRI, svolgeva il ruolo di imprenditore nei settori strategici (energia, acciaio, chimica, aerospazio, meccanica, comunicazioni), dirigeva lo sviluppo del paese e interveniva per salvare le aziende in crisi tutelando produzione ed occupazione. Nel 1992 il Governo Amato (con Draghi direttore generale del Ministero del Tesoro) avvia la privatizzazione del patrimonio pubblico, poi portata a termine fra il 1996 ed il 1999 dai Governi Prodi e D’Alema. Risultato: la distruzione del nostro tessuto produttivo, la perdita di rilevanza internazionale e la dipendenza dall’estero. Una catastrofe economica, sociale e civile senza precedenti.