Su wikipedia trovate le informazioni su questo cantautore; le immagini sono quelle dei due dischi della mia collezione: in particolare il bollino del primo è quello della Dimar di Rimini, nel cui negozio lo acquistai; quello del secondo era il contrassegno dei dischi che avevo messo in radio (Radio Alto Ferrarese cfr) a disposizione dei conduttori.
Mi risulta che Fabio Bruno Ernani Piccaluga[1][2] (Milano, 31 maggio1953 sia in procinto di iniziare quest’estate una turné.
Il padre di Nanni Svampa, Napoleone detto Nino (1905–1973), era originario di Cannobio (VB), e lavorava a Milano come ragioniere presso l’impresa di costruzioni del suocero[2]. Nanni Svampa nacque nel 1938 a Porta Venezia (per la precisione in via Ponchielli 5[3]), uno degli antichi ingressi della Milano medievale ancora esistenti. Era zona popolare, abitata da operai e impiegati, che vivevano a continuo contatto nelle case di ringhiera, abitazioni che si affacciavano su un cortile comune e in comune dividevano anche la vita quotidiana. Questa formazione popolana verrà rafforzata dallo scoppio del conflitto: tuttavia in casa Svampa si parla solo italiano, per esplìcita volontà dei genitori di Nanni[4].
Dopo la maturità scientifica, Svampa, consigliato e convinto dal padre, si iscrisse alla Bocconi e si laureò in Economia e commercio. L’esperienza maturata nella ricerca di un primo impiego, confacente alle volontà paterne, gli ispirò la canzone Io vado in banca (portata poi al successo nella cabarettìstica interpretazione de I Gufi).
Durante il periodo universitario, nel 1959, si avvicinò al mondo musicale, fondando e partecipando come voce e chitarra nel complesso: I soliti Idioti. La natura goliardica delle prime avventure sul palco subì un arresto nel 1960, quando Svampa iniziò ad ascoltare e ad apprezzare le interpretazioni di Georges Brassens. Nel 1961, arruolato nel servizio di leva, con il tempo a disposizione, iniziò a tradurre Brassens, dal francese al dialetto milanese. Questo esercizio continuo di apprendimento delle espressioni dialettali, lo avvicinerà molto alle canzoni popolari e alle tradizioni musicali lombarde.
Dopo lo scioglimento dei Gufi, Nanni Svampa continuò la collaborazione con Patruno, incentrando la sua attività negli spettacoli teatrali, quali Addio Tabarin e Un giorno dopo l’altro, e soprattutto nella creazione di un’antologia delle canzoni popolari milanesi.
Suddivise in dodici volumi, Milanese – Antologia della canzone lombarda, rappresenta una delle maggiori collezioni di studio e ricerca sulla storia musicale e dialettale della città.
Parallelamente non cessò il suo interesse verso Brassens, del quale continuerà a curare le traduzioni, sia in italiano sia in milanese, delle sue canzoni.
Morì a Varese il 26 agosto 2017 all’età di 79 anni. Era malato da tempo.[5]
Il recente passaggio televisivo del film “Radiofreccia” mi ha fatto venire in mente la storia di quelle di Bondeno, che ho vissuto personalmente.
La prima fu Radio Bondeno: nata nel 1975 per iniziativa del mobiliere Chiodi era gestita da Arveda e Cavallini in Borgo Carmine nel sottoscala del suo negozio-esposizione ( c’è ancora il ponticello sull’argine che permette di identificare il punto esatto); qui feci le mie prime esperienze ospite di Sandro Marchetti nella trasmissione serale Planet end.
Insoddisfatto, assieme ad altri “reduci” nell’ottobre 1979 decidemmo di fondare Radio Alto Ferrarese (RAF), alla quale si accedeva dalla galleria Grandi a Bondeno; poi ci trasferimmo (stavolta col telefono) in Via Fermi , sotto all’ attuale Bar Arci (baraccone) e qui resistemmo fino al maggio 1981; contemporaneamente sorse radio Hockey della quale non so nulla.
Quanto a noi ciascuno prese la sua strada e di questa piacevole esperienza rimane il gruppo su Facebook:
Come l’album precedente NON ha una foto dell’artista in copertina, che tuttavia sarà stampata in diversi colori: verde, marrone, rosso, viola e blu. Nell’interno, realizzato con tre foderine perfettamente intercambiabili riposte una dentro l’altra, aventi tagli ed aperture per mostrare lo strato sottostante, l’ultima, apribile, conteneva, oltre al disco, un foglio con tutti i testi e, la stampa di una fotografia della cantante.
Gli inserti vennero eliminati nella ristampe successive su cd (EMI/PDU 090 7906892), che mancano perciò del particolare gioco ad incastro delle foderine. L’edizione verde della copertina fu quella adottata per la ristampa digitale (EMI 5355072).
Musicassetta (PMA 543) e stereo8 (P8A 30043), presentano un’ulteriore combinazione di colori mai adoperata per l’edizione in vinile.
Il titolo è desunto dal numero di catalogo del disco (PDU PLD L 5043) e venne pubblicato a trasmissione ormai avvenuta di tutte le puntate registrate del programma tv Teatro 10.[1]
L’edizione spagnola (Odeon J 064-93.937) ha copertina completamente differente.[3]
Arrangiamenti e direzione d’orchestra sono di Pino Presti, eccetto che per Balada para mi muerte (Astor Piazzolla) e Parole parole (Gianni Ferrio). Il tecnico del suono è Nuccio Rinaldis.
Successo e classifiche
Nonostante Mina faccia concorrenza a se stessa con il vendutissimo Mina, assolutamente al primo posto della classifica degli album, anche questo 33 giri ottiene buoni riscontri nello stesso periodo; sarà il più venduto per 8 settimane e resterà nelle prime 5 posizioni fino a dicembre, chiudendo il 1972 al 5º posto e sommando quasi 700.000 copie.[4]
I brani
Fiume azzurro
Eseguita la prima volta a Teatro 10 (e con un testo leggermente diverso), fu inserita in un 45 giri promozionale dotato di copertina fotografica originale. Sarà cantata da Mina durante il concerto a La Bussola il 16 settembre 1972 e inclusa a novembre nell’album live Dalla Bussola.
È stata utilizzata per uno spot pubblicitario della Tassoni. Fiume azzurro, su YouTube. URL consultato il 27 gennaio 2018.
Vorrei averti nonostante tutto
Cantata da Mina anche in inglese, titolo Why? (Why Do You Treat Me Like You Do?) e testo di Norman Newell, è contenuta nell’album eponimo dell’artista (1978) destinato al solo mercato anglosassone. Più tardi comparirà nella raccolta internazionale I Am Mina (2011).
È proprio così, son io che canto
Rifacimento in italiano, testo di Giorgio Calabrese, di Hey Mister, That’s Me up on the Jukebox, brano di James Taylor proveniente dall’album Mud Slide Slim and the Blue Horizon (1971), che curiosamente contiene anche la versione di Taylor di You’ve Got a Friend.
Incisa da Mina anche in lingua straniera (1972) e presente nelle raccolte Colección latina (2001) e Yo soy Mina (2011).
Un duetto dal vivo, in spagnolo, tra la cantante e lo stesso autore, è stato presentato durante l’ultima puntata (14 maggio 1972) di Teatro 10. È reperibile: sui CD Signori… Mina! vol. 3 (1993) e I duetti di Teatro 10 (1997); sui DVD Gli anni Rai 1972-1978 Vol. 1, contenuto nel cofanetto monografico in 10 volumi pubblicato da Rai Trade e GSU nel 2008, e I miei preferiti (Gli anni Rai) (2014).
È proprio così, son io che canto (Hey Mister, That’s Me up on the Jukebox) – 3:34 (testo: Giorgio Calabrese – musica: James Taylor; edizioni musicali April)