L’importanza di chiamarsi Emesto è alla terza ripresa di spettacolo. E’ in scena ininterrottamente dal 2001. I cast che si sono succeduti negli anni sono tre. La regia è sempre firmata Lorenzo Guandalini.
Le prossime date:
16 febbraio – ore 21.15 – Teatro Soldini – Ferrara
24 febbraio – ore 21.15 – Teatro Argentina – Bondeno ( fe )
26 febbraio – ore 16 e ore 21.00 – Palauditorium – Bologna
Sullo spettacolo
“A trivial comedy for serious people"ovvero ” una commedia frivola per
persone serie “ è il sottotitolo originale che ne rispecchia in tutto e
per tutto il contenuto. Descrivere la trama è alquanto
difficile…l’ambiente è quello della borghesia inglese, dove di consumano
parallelemente varie storie d’amore alla Giulietta e Romeo, però al
contrario e cioè se i romantici giovani amanti di Shakespeare si domandano
in fondo ‘Che cosa è un nome’, i protagonisti di Wilde ne fanno una
questione di assoluta importanza, le innamorate di Wilde vogliono sposare
un nome ( si badi bene…non un cognome!), e i loro corteggiatori
dovranno, forse, farsi ribattezzare. Personaggio straordinario e basilare
sarà la presenza di Lady Bracknel, che scarta addirittura un pretendente
della figlia in base al fatto che nonostante sia ricco, solido, un
brav’uomo, abbia una casa in città e una in campagna, non ha un
nome…dunque non esiste! Piena di colpi di scena la commedia è di genere
comico brillante, sottile e intelligente, un modo allegro per riflettere
sulla vecchia borghesia inglese, e sulla società del nostro tempo. Da
vedere anche per la cura simbolica utilizzata per le scenografie e gli
stravaganti costumi indossati dai personaggi.
Note di Regia
Come presentare un lavoro che ha più di cent’anni, che è già stato rappresentato in mille versioni? Come descrivere la vicenda di Ernesto/Onesto/Jack/John Worthing ?
Ho cercato di far risaltare il più possibile il gioco di parole tra Ernesto ed Onesto, che in Inglese, la lingua di Wilde, hanno la stesso vocabolo che le indica: Earnest. E’ questo gioco di parole, da pesarsi con accortezza spesso interpretando pedissequamente l’etimologia stessa della parola, assieme ad una impietosa e sarcastica critica sulla società (non necessariamente quella di fine ottocento) e sull’ipocrisia che la impregna, la vera chiave di lettura di questo lavoro, in cui, spero di aver "estratto” qualcosa in più dagli elementi umani che ne compongono il cast. A loro, in un vero e proprio pressing sotto forma di mini corso intensivo, ho iniettato a massicce dosi il mio amore per il teatro, quello che conoscevo di tecnica recitativa, la mania per i dettagli, le sfumature, i giochi di parole . Ecco! Questo è quello che ho cercato di fare lavorando a questo testo, convinto come sono, che Wilde stesso volesse, attraverso questa commedia che gli costò molte delle sue sventure, far cogliere ad una certa borghesia piena di preconcetti, di “pose”, di squallida superficialità e di egoismo i propri errori. Ci è riuscito?
Ma ci ha comunque lasciato un mirabile esempio di satira sottile, pungente, che vi invito a cogliere attraverso i tre atti di “Ernesto” (così come l’abbiamo ribattezzata noi). E’ la stessa partitura che l’autore aveva predisposto, ho voluto lasciarli intonsi, fregandomene di una moda corrente che vuole le commedie divise in due parti per la pausa sigaretta nel mezzo, con relativo “angolo tagliaecuci” annesso. . Ah: ho anche recuperato “l’episodio Gribsby”, scena della commedia quasi mai rappresentata che lo stesso Wilde aveva messo come appendice, collocandola proprio dove il copione indicava; è un omaggio . forse al fatto che in quel carcere di Holloway della periferia di Londra, Wilde stesso si troverà rinchiuso per le sue vicende giudiziarie . Chiedendo umilmente scusa ai puristi, a chi ne sa più di me ( o crede questo ). a chi si possa sentire offeso da qualsiasicosa . ma (citando l’autore ) “non ho null’altro da dichiarare . se non il mio genio.” Lorenzo Guandalini:
Oscar Wilde ( da fonte Wikipedia web )
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«Volete sapere qua! è stato il grande dramma della mia vita? E che ho messo il mio genio nella mia vita, tutto quello che ho messo nelle mie opere è il mio talento.»
pubblicato su bondeno.com il 21 febbraio 2007